codice POD

Il codice POD è un codice che identifica in modo preciso l’utenza di energia elettrica di una specifica abitazione o azienda. È composto da 14 caratteri (numeri e lettere) e inizia sempre con “IT”. Segue poi una sequenza di tre numeri che identificano il distributore locale dell’energia elettrica, e una “E” seguita da otto numeri che indicano il punto di prelievo dell’energia elettrica. È importante sapere il proprio codice POD perché è necessario inserirlo in caso si voglia cambiare fornitore di energia elettrica. Il codice POD si trova sulla bolletta dell’energia elettrica, insieme al numero cliente e al codice fiscale.

A cosa serve?

Il codice POD (Point of Delivery) è un codice di 14 caratteri (sia numeri che lettere) che serve ad identificare in modo univoco una specifica utenza elettrica in una determinata posizione geografica. Viene utilizzato per gestire l’attivazione e la disattivazione della fornitura di energia elettrica, per la fatturazione e per il cambio del fornitore. È presente sulla bolletta dell’energia elettrica insieme al codice cliente e al numero di matricola del contatore. Non cambia se si cambia fornitore di energia elettrica.

Dove si trova?

Il codice POD (Point of Delivery) è un codice che identifica in modo univoco il punto di consegna dell’energia elettrica. Ciò significa che il POD identifica il punto fisico dove l’energia viene consegnata dal venditore e prelevata dal cliente finale.

Il POD è composto da 14 caratteri, di cui gli ultimi 8 sono specifici per ogni singola utenza elettrica. Gli altri 6 caratteri, invece, formano una sequenza standard: iniziano sempre con “IT”, seguiti da tre numeri che indicano il distributore locale dell’energia elettrica, e da una “E”.

Il codice POD si trova solitamente sulla bolletta dell’energia elettrica, insieme al numero cliente e al codice fiscale del titolare dell’utenza. Inoltre, il POD è riportato sulla documentazione del contatore dell’energia elettrica. Se non riesci a trovare il codice POD in nessuno di questi modi, puoi contattare il tuo fornitore di energia elettrica e richiedere informazioni al riguardo.

Che differenza c’è con il Codice Cliente e con il PDR?

Il codice PDR, o Point of Delivery, è l’equivalente del codice POD per l’utenza del gas. Anche il PDR è composto da 14 caratteri e serve a identificare in modo univoco il punto di fornitura del gas naturale. A differenza del POD, però, il PDR non inizia sempre con “IT”, ma può iniziare anche con altre sigle, come “GR”, “ES”, “FR”, a seconda del Paese di fornitura. Come il POD, anche il PDR è indicato nella bolletta del gas, insieme al numero di matricola del contatore e al codice cliente.

Il codice cliente, invece, è un numero assegnato dal fornitore di energia elettrica o di gas al momento della sottoscrizione del contratto di fornitura. Serve a identificare in modo univoco il cliente e non il punto di fornitura dell’energia o del gas. Se si cambia fornitore, quindi, il codice cliente cambia insieme al fornitore, mentre il POD e il PDR restano gli stessi.

I termoconvettori sono dispositivi utilizzati per riscaldare gli ambienti domestici o commerciali. Funzionano tramite il principio della convezione, ovvero il trasferimento di calore da un corpo caldo a un corpo freddo attraverso il movimento di particelle di aria calda. In questo articolo scopriremo tutto quello che c’è da sapere sul loro funzionamento, sui vantaggi di utilizzarli e sui costi di gestione.

Tipologie di termoconvettori e funzionamento

Esistono diversi tipi di termoconvettori, a seconda della tecnologia utilizzata per generare il calore. I termoconvettori elettrici sono alimentati tramite la rete elettrica e riscaldano l’aria mediante resistenze elettriche. I termoconvettori a gas, invece, utilizzano il gas per riscaldare l’aria attraverso una fiamma o una ventola. Infine, i termoconvettori a pannelli radianti utilizzano una superficie riscaldata per trasmettere il calore all’aria.

Il funzionamento di un termoconvettore è abbastanza semplice. Quando viene acceso, il termoconvettore riscalda l’aria che circola all’interno dell’apparecchio tramite le resistenze elettriche, la fiamma o il pannello radiante. L’aria calda viene poi convogliata nell’ambiente attraverso una ventola, che la diffonde nell’aria circostante.

Tutti i vantaggi da considerare

I termoconvettori offrono diversi vantaggi rispetto ad altri sistemi di riscaldamento. Innanzitutto, sono facili da installare e da utilizzare, in quanto non richiedono opere murarie o impianti complessi. Inoltre, sono molto flessibili, in quanto possono essere posizionati in qualsiasi punto della stanza, anche in luoghi dove non ci sono prese d’aria o tubazioni.

I termoconvettori sono molto efficienti dal punto di vista energetico, in quanto trasferiscono il calore direttamente nell’aria circostante senza perdite di calore durante il trasporto, come accade con i termosifoni. Inoltre, sono in grado di riscaldare gli ambienti in modo rapido e uniforme, senza creare correnti d’aria o muffe.

Un altro vantaggio dei termoconvettori è la loro versatilità, in quanto possono essere utilizzati sia come sistema di riscaldamento principale che come sistema di riscaldamento integrativo. Ad esempio, durante la stagione fredda, i termoconvettori possono essere utilizzati per integrare il riscaldamento centralizzato, mentre durante la stagione calda possono essere utilizzati per raffrescare gli ambienti attraverso il sistema di climatizzazione.

Infine, i termoconvettori sono molto economici, sia in termini di costo di acquisto che di manutenzione. Non richiedono infatti l’installazione di impianti complessi o la sostituzione di componenti costose, come accade con altri sistemi di riscaldamento.

Quanto costano?

Il costo dei termoconvettori dipende da diversi fattori, come il tipo di tecnologia utilizzata, le dimensioni, le prestazioni e le funzionalità offerte. In generale, i termoconvettori elettrici sono i più economici, con prezzi che partono da circa 50-100 euro per i modelli più piccoli e basici, fino a 200-300 euro per quelli più grandi e performanti.

I termoconvettori a gas, invece, hanno prezzi leggermente più alti, che partono da circa 200-300 euro per i modelli più piccoli e basici, fino a 500-800 euro per quelli più grandi e performanti. Anche i termoconvettori a pannelli radianti hanno prezzi simili a quelli dei termoconvettori a gas, con una gamma di prezzi che va da circa 200-300 euro per i modelli più piccoli e basici, fino a 500-800 euro per quelli più grandi e performanti.

Inoltre, è importante considerare che l’acquisto di un termoconvettore è solo una parte dei costi totali. Bisogna anche considerare il costo dell’energia utilizzata per alimentare l’apparecchio, che dipende dal tipo di tecnologia utilizzata (elettricità, gas, etc.), dalle prestazioni e dall’efficienza energetica dell’apparecchio stesso. Ad esempio, i termoconvettori elettrici hanno un costo di esercizio leggermente più alto rispetto a quelli a gas, ma hanno il vantaggio di non richiedere l’installazione di impianti o la connessione alla rete del gas.

Valvole termostatiche

Le valvole termostatiche per termosifoni servono ad ottimizzare la temperatura dell’aria di un’ambiente e, quindi, ad ottimizzare la quantità di acqua calda sanitaria che passerà attraverso i radiatori. Queste sono utili a controllare la temperatura di casa e ad ottimizzare i consumi derivanti dal riscaldamento, motivo per cui sono considerate una valida soluzione di risparmio energetico. Vediamo tutto quello che c’è da sapere sull’argomento.

Come funzionano le valvole termostatiche?

Il funzionamento delle valvole termostatiche è molto semplice. In pratica sono dispositivi autoregolatori che influiscono sulla portata di acqua calda che entrerà nel radiatore e che, quindi, avvierà il processo di riscaldamento.

Il meccanismo si compone di due parti, ovvero quello della testa e quello del corpo della valvola. In particolare quando si verifica la variazione di temperatura la testa della valvola si espande o si comprime, causando l’apertura o la chiusura del corpo della valvola.

All’interno della testa è presente uno spillo che si sposta all’aumentare o al diminuire la temperatura: quando questa scende la capsula si contrae ed estrae lo spillo, il che permetterà un maggior afflusso di acqua nel radiatore. Allo stesso modo quando la temperatura sarà molto elevata l’espansione della valvola farà spostare lo spillo che chiuderà la valvola e che, quindi, favorirà la riduzione del passaggio di acqua.

Informazioni utili da conoscere

I numeri presenti sulla testa della valvola termostatica non rappresentano la temperatura che desideriamo raggiungere. Difatti la temperatura di azionamento della valvola dipende dalla temperatura dell’acqua che passa nel termosifone, dai flussi d’aria presenti attorno alla valvola e dalla dimensione dell’ambiente. Ecco perché i numeri che troviamo sulle valvole corrispondono una temperatura massima raggiungibile e dove è presente il fiocco di neve questo rappresenterà la funzione anti-gelo.

Le valvole, in particolare, sono in grado di percepire la temperatura dell’aria attorno al termosifone e, quindi, regolarne il rendimento termico. Per assicurarci che funzionino correttamente, quindi, è necessario che non vi siano mobili o tende nei paraggi per non alterare la percezione della temperatura esterna.

Quanto costano le valvole termostatiche e quali vantaggi offrono?

Il costo di una coppia di valvole termostatiche, in media, si aggira sui quaranta euro. I prezzi variano in base al prodotto e alla tipologia di funzionamento, generalmente distinta in modelli liquidi e modelli a cera.

Per installarle è necessario svuotare l’impianto di riscaldamento e procedere con specifici attrezzi da lavoro, ragion per cui è necessario consultare un esperto. Per questo ai costi di acquisto è necessario sommare quelli di lavoro per il numero di termosifoni sui quali installare le valvole termostatiche.

Quanto ai vantaggi, infine, occorre considerare che le valvole permettono di controllare la temperatura in ogni stanza senza regolare, di volta in volta, l’avvio del termostato. Se abbiamo una caldaia centralizzata, infatti, rischiamo di scaldare stanze inutilizzate e, quindi, di consumare più energia spendendo di più.

Con le valvole, invece, disponiamo del pieno controllo dell’acqua calda prodotta dalla caldaia e possiamo ottimizzare in modo incisivo sui nostri consumi. Si stima che la presenza di valvole termostatiche possa comportare un risparmio complessivo sul costo di riscaldamento pari a circa il 40% della spesa totale. Ovviamente il risparmio dipende molto dall’abitazione in cui vengono installate le valvole e, quindi, dal livello di efficienza energetica generale.

Canone Rai seconda casa

Il canone Rai si paga anche sulla seconda casa? Se non guardi la TV nella seconda casa è necessario pagarlo? E se il secondo immobile è affittato ad altre persone chi deve pagarlo? Ecco a te la risposta a tutte le domande più frequenti sul canone RAI sulla seconda casa.

Canone RAI: cos’è e come funziona?

Il canone RAI è un’imposta definita dall’Agenzia delle Entrate come abbonamento alla televisione dovuto da chiunque disponga di un apparecchio televisivo. Si paga una volta l’anno per ogni nucleo familiare.

A partire dal 2016, secondo l’articolo 1 della legge 208 del 2015 è stata introdotta la “presunzione di detenzione dell’apparecchio televisivo in presenza di fornitura di energia elettrica”.

Questo significa che chiunque ne abbia una è tenuto ad effettuare il pagamento attraverso l’addebito in bolletta, così come tutti coloro che, pur essendo residenti all’estero, dispongono di un’immobile in Italia ove sia presente un apparecchio televisivo. L’importo del canone è pari a 90 euro l’anno.

Differenze tra canone RAI per prima e seconda casa

Come dicevamo poc’anzi il canone RAI è un’imposta obbligatoria che tutti noi siamo tenuti a pagare attraverso la bolletta luce. Il canone, ovviamente, si paga solo sulla prima casa e non sulla seconda, ragione per cui non deve essere versato per tutti gli immobili di proprietà di un individuo. Ecco perché quando cambiamo residenza dobbiamo avvisare anche il nostro fornitore luce con apposita modulistica.

Il canone RAI, quindi, vale per tutti i componenti di un nucleo familiare e si paga una sola volta a famiglia. Questo significa che un possessore di un immobile affittato non dovrà pagare il canone perché questo spetterà agli inquilini così come le spese delle utenze.

Tuttavia occorre specificare che il pagamento dipende dall’intestatario dell’abitazione e che, quindi, se la prima casa è intestata al marito di un nucleo e la seconda è intestata alla moglie, il canone sarà dovuto due volte. Per questo è importante capire che questa tassa riguarda le utenze residenziali e l’intestatario. In altre parole chi ha più di un’utenza elettrica intestata in due case diverse, pagherà il canone RAI una sola volta.

Case in affitto e inquilini non residenti

Per quanto riguarda gli inquilini, invece, si configurano due situazioni. Nel caso di uno studente fuori sede con bollette intestate al propietario dell’abitazione il canone non sarà dovuto. Nel caso in cui l’utenza fosse intestata agli inquilini dell’abitazione, invece, il canone dovrà essere pagato da questi ultimi.

Per determinare chi deve pagare il canone, quindi, vale la regola sopra enunciata in caso di seconda abitazione intestata ad una medesima persona. In generale quando le utenze non sono intestate agli inquilini sarà il proprietario di casa a dover pagare il canone RAI.

Per ottenere il riconoscimento dell’esenzione dal canone occorre far riferimento all’Agenzia dell’Entrate e chiarire se il canone sia dovuto o meno. Nel secondo caso basterà compilare l’apposito modulo di esenzione del canone RAI sulla seconda casa, scaricabile direttamente dal portale dell’Agenzia delle Entrate. Questo sarà valido per chi non è in possesso di un apparecchio radiotelevisivo e per chi è intestatario di un contratto luce sulla seconda casa. Qualora il canone fosse stato addebitato due volte ingiustamente sarà predisposto un rimborso da parte dell’Agenzia delle Entrate attraverso la compilazione di un modulo in cui allegare anche l’attestazione dell’avvenuto pagamento.

Fotovoltaico da balcone

Il fotovoltaico da balcone, come suggerisce il termine, è un sistema di produzione di energia elettrica che sfrutta pannelli solari installati, per l’appunto, all’esterno di un immobile. Questo sistema è capace di convertire l’energia solare in corrente elettrica attraverso l’effetto fotovoltaico e che, quindi, può essere utilizzato per alimentare apparecchi elettrici o immagazzinato in una batteria per un uso successivo.

I pannelli fotovoltaici sono composti da celle solari che sono sensibili alla luce del sole e generano elettricità quando vengono esposte alla luce. Il fotovoltaico da balcone è un’opzione conveniente per chi vuole produrre energia pulita e ridurre le bollette dell’energia elettrica ma che non dispone di spazio e risorse per installare impianti di grande portata.

Fotovoltaico da balcone: come funziona?

Il fotovoltaico da balcone funziona allo stesso modo di qualsiasi altro sistema fotovoltaico. I pannelli solari installati sul balcone catturano la luce del sole e la convertono in corrente elettrica tramite l’effetto fotovoltaico. La corrente elettrica viene quindi inviata a un inverter, che la converte in corrente alternata e la rende utilizzabile per alimentare gli apparecchi elettrici dell’edificio.

Se il sistema è dotato di una batteria di accumulo, l’energia in eccesso può essere immagazzinata per un uso successivo, ad esempio durante le ore notturne o in caso di nuvole o pioggia. In questo modo, il fotovoltaico da balcone può fornire energia elettrica per l’edificio anche quando i pannelli solari non sono in grado di produrla direttamente a causa delle condizioni meteorologiche.

È importante notare che il fotovoltaico da balcone può essere utilizzato solo per alimentare gli apparecchi elettrici dell’edificio in cui è installato. Questo significa che non può essere venduto alla rete elettrica come avviene per impianti con autorizzazione. Tuttavia, il sistema può ancora contribuire a ridurre le bollette dell’energia elettrica e a ridurre l’impatto ambientale dell’edificio.

Installare un impianto fotovoltaico ad uso residenziale è un desiderio di molte persone ma che, pervia dei costi, viene spesso rimandato o abbandonato. Con l’arrivo degli impianti da balcone, in vece, è possibile ottenere i vantaggi del fotovoltaico senza mettere in atto investimenti esosi, senza richiedere autorizzazioni e, quindi, semplificando enormemente l’avviamento.

Cosa è importante sapere?

Un impianto fotovoltaico da balcone, ovviamente, non è in grado di offrire autosufficienza energetica ad un’abitazione. Tuttavia permette di ottimizzare i consumi domestici e di risparmiare fino al 20% in bolletta; il tutto senza complicazioni o autorizzazioni dal momento che parliamo di kit fotovoltaici di potenza inferiore agli 800 W.

Per l’esattezza un impianto da potenza non superiore a 350W è chiamato con il termine tecnico di “Impianto Plug and Play”. Quello di potenza compresa tra 350 e 800 W, invece, è tecnicamente un vero e proprio Kit Fotovoltaico da balcone.

Come si collega un fotovoltaico da balcone?

Per collegare un fotovoltaico da balcone, è necessario verificare la fattibilità in termini di spazio e le regole condominiali circa le installazioni esterne. Per gli impianti più complessi è necessario ingaggiare un’impresa di installazione di sistemi fotovoltaici affidabile e qualificata e, ovviamente, acquistare pannelli solari e inverter di qualità. I pannelli dovranno essere installati sul balcone in modo sicuro e stabile oltre che orientati verso sud, inclinati ad hoc per catturare al massimo la luce del sole.

La potenza viene misurata in Wp, unità che sta a indicare i Watt di picco (massimi, quindi) generabili dal singolo pannello solare. In genere un pannello fotovoltaico da balcone ha una potenza nominale di 300 Wp o poco più, e riesce a produrre circa 400 kWh annui. Il risparmio ottenuto con i pannelli fotovoltaici da balcone dipende da diversi fattori. Tra questi sono da considerare dimensione del sistema, consumo di energia dell’immobile, prezzo dell’energia e condizioni metereologiche.

In generale, è possibile ottenere un risparmio significativo sulla bolletta dell’energia elettrica. Tuttavia per per avere un’idea più precisa è possibile utilizzare uno dei tanti strumenti disponibili online. Questi servono a calcolare il risparmio potenziale in base alla dimensione del sistema, al consumo di energia dell’edificio e alle condizioni meteorologiche locali.

I prezzi di un impianto fotovoltaico da balcone sono molto variabili e oscillano tra i cinquecento ai mille euro per pannello di tipo Plug&Play. Per sistemi a potenzia superiore e kit da almeno 600W, invece, i costi possono salire ai1500,00€ a pannello o per kit.

Cambiare fornitore di energia, ovvero di luce e gas, è un’operazione molto semplice. Di norma le persone procedono a questo cambiamento quando si rendono conto che sul mercato sono disponibili offerte più vantaggiose di quella in corso. Per altre persone, invece, l’idea di cambiare operatore potrebbe causare una sorta di “preoccupazione” circa la complessità o la problematicità del passaggio. In realtà, come vedremo, il cambio di operatore energetico è davvero molto semplice e, tra l’altro, non prevede né interruzioni di servizio né costi vivi. Ecco come funziona.

Come cambiare gestore di gas o luce?

I consumatori sono tutelati, per legge, durante il cambio di operatore energetico e, quindi, esistono norme tali da consentire un passaggio rapido ed agevolato. In altre parole questo significa che per mantenere viva la libera concorrenza del mercato libero dell’energia gli operatori sono tenuti a semplificare le cose, offrendo sempre pieno diritto di scegliere a chi rivolgersi per le proprie forniture di luce e gas.

Per procedere bisogna solamente selezionare l’offerta desiderata e comunicare il proprio intento alla compagnia energetica scelta. Questa ci chiederà una serie di dati di rapido reperimento come codice fiscale, documento di identità e codice POD o PDR.

Cosa ti serve per cambiare operatore energetico?

Una volta sottoscritto il contratto il nuovo gestore provvederà a comunicare il passaggio al vecchio e, quindi, la procedura verrà gestita internamente. Ribadiamo che tale procedura non comporta costi, penali o qualsivoglia lavoro strutturale in casa o sul contatore.

I servizi di fornitura di luce e gas rimarranno sempre attivi, così come i contatori. Semplicemente i due operatori interloquiranno tra loro ed effettueranno il passaggio amministrativo in qualche giorno lavorativo. Nulla di così complicato.

Cosa sono i codici POD e PDR?

Questi due codici servono ad attivare la procedura di cambio di operatore e, soprattutto, ad identificare la posizione geografica del contatore. Sono codici che non cambiano mai, neanche quando passiamo da un fornitore all’altro. In generale sono spesso definiti come i codici fiscali delle persone proprio perché identificano i contatori in modo univoco.

Questi codici sono diversi da quelli del cliente che, invece, cambiano al variare dell’operatore energetico. In ogni bolletta sono sempre indicati in modo separato e, quindi, il codice cliente è riportato in alto mentre i codici POD e PDR sono disposti nel quadrato di riepilogo della fornitura.

Costi che non ti aspettavi

Purtroppo c’è da dire che, nonostante il cambio di operatore debba essere gratuito, tutte le aziende applicano spese amministrative di cui dobbiamo farci carico. Questo lo scopriremo alla prima bolletta con il nuovo operatore, sulla quale ci verranno addebitate spese dai venti ai cinquanta euro che saranno giustificate come “lecite” per via dei costi che le aziende sostengono per avviare il cambio.

Sicuramente è un aspetto che va in netta controtendenza con le vigenti leggi in materia di tutela dei consumatori. Tuttavia c’è poco da fare perché, come potrai leggere nel contratto di sottoscrizione che dovrai firmare, queste sono riportate anche se in forme minuscole o poco visibili.

Nella bolletta del gas, oltre all’importo da pagare, sono presenti numerosissime informazioni che è importante saper leggere. Sicuramente ti sarai reso conto di ricevere lunghe file di numeri e valori, alcuni dei quali, effettivamente, sono piuttosto complessi da leggere per un consumatore qualunque. In realtà con le istruzioni che ti daremo in questo approfondimento imparerai a leggere la bolletta del gas e, finalmente, imparerai a renderti conto in modo più obiettivo di quanto stai effettivamente spendendo per i tuoi consumi.

La fatturazione mensile a partire da ottobre 2022

A partire dal 1 ottobre 2022, inoltre, Arera ha stabilito l’adeguamento delle tariffe gas per il regime di maggior tutela a scadenza mensile. Questo, in passato, variava su andamento trimestrale mentre oggi, per via delle maggiori oscillazioni dei prezzi, è stato ridotto su base mensile. Dopotutto sarebbe piuttosto difficile ipotizzare il costo del gas da qui a tre mesi vista l’instabilità politica e sociale che viviamo di questi tempo.

Tutte le voci della bolletta gas

Quanto alle voci della bolletta gas, invece, occorre fare chiarezza su quelle che riguardano i tuoi consumi e quelle che, invece, stabiliscono i prezzi fissi uguali per tutti gli operatori del mercato energetico. Questo significa che le bollette sono tutte uguali, pur essendoci differenze grafiche tra un’azienda e l’altra nel modo in cui viene impaginata tutta la trafila di dati e numeri.

Elenco delle voci e dei significati

  • Spesa per la materia energia: questa è la voce del costo del gas e, quindi, indica quanto spendi in base a ciò che hai consumato.
  • Spesa di trasporto e gestione del contatore: queste sono le spese inerenti tutta la filiera della distribuzione che hanno variazioni su base regionale.
  • Oneri di sistema: sono le spese di attività di interesse generale del sistema gas e sono uguali per tutti i clienti.
  • Imposte e IVA: qui trovi i costi fiscali applicati al servizio oltre alle accise, ovvero le imposte indirette sul consumo elettrico che fanno riferimento all’Agenzia delle Dogane.
  • Codice PDR, utenza, tipologia d’uso: il PDR è il codice identificativo del tuo contatore e della fornitura assieme ai dati dell’intestatario del contratto.
  • PDC: si tratta del Punto di Connessione tra il trasporto del gas e l’azienda incaricata di gestire la rete di distribuzione.
  • Consumi fatturati/stimati: a questa voce, infine ci sono i consumi calcolati in base al periodo di riferimento e che possono essere rilevati tramite autolettura o telegestione.

Dove si trova il bonus sociale in bolletta?

Si trova tra le spese di riepilogo, solitamente nell’ultima pagina dove trovi anche i riepiloghi di tutte le voci da sommare o sottrarre. Per ottenerlo è necessario richiedere l’ISEE presso un CAF che trasmetterà i dati all’INPS. In questo modo il beneficiario che rientra nei requisiti previsti dai Decreti in materia di bonus bollette riceverà lo sconto automatico in bolletta.

Il calcolo avviene tramite una serie di fattori tra cui la zona climatica, il numero di persone componenti il nucleo familiare e il valore ISEE, innalzato per il 2022 alla soglia di 12.000 euro.

Di questi tempi le persone hanno iniziato a cercare molte informazioni circa i consumi dei dispositivi elettronici in casa, probabilmente a causa dei rincari delle bollette. Per tantissime persone l’idea di poter lavorare da remoto ha rappresentato un vantaggio notevole in termini di risparmio ma con l’arrivo delle bollette, di recente, è emerso che anche il lavoro da casa ha i suoi costi, pur coincidendo con il solo utilizzo del PC. Ecco perché oggi cercheremo di capire quanto consuma un PC e quanto incide, di norma, sui costi delle utenze domestiche.

Una premessa sui consumi energetici dei piccoli dispositivi

La prima cosa importante da sapere è che non c’è una risposta univoca per tutti. Il computer varia per forma, modello, componenti e modalità di assemblaggio, motivo per cui non esiste un valore universale. Ogni pezzo del PC consuma elettricità in modalità differenti, per non parlare del fatto per cui ci sono dispositivi portatili e dispositivi fissi. Pertanto è ovvio che un computer fisso consumi molto più di uno portatile, soprattutto se adibito per il gaming ma quanto influisce realmente sul costo totale della bolletta?

Quindi quanto consuma un PC?

Di norma ogni PC riporta in etichetta l’energia massima impiegata per funzionare, pur trattandosi di valori ideali, ovvero teorici. In condizioni corrette e a dispositivo nuovo di zecca, quindi, tali numeri potrebbero essere veritieri ma già a partire dai primi mesi di utilizzo questi potrebbero variare. In pratica ti stiamo dicendo che un consumo stimato da 200 Watt potrebbe essere anche superato se il PC lavora a pieno regime.

I fissi sono quelli che consumano in assoluto più energia. I dispositivi di fascia media, in generale, costituiscono un consumo orario di appena 70 Watt a riposo e di 300 Watt quando sono in funzione. A questi, tuttavia, si aggiungono quelli derivanti dal monitor che aumentano all’aumentare dei pollici dello schermo.

I monitor consumano fino a 70 Watt l’ora se sono LCD mentre i Led oscillano tra i 15 ad i 50 Watt all’ora. La componente più energivora è sempre la scheda video che, da sola, può impiegare fino a 250 Watt durante l’uso a pieno regime, come quando il PC è usato per intense sessioni di gaming. Durante lo stand-by, invece, il consumo è prossimo allo zero, motivo per cui, se vuoi risparmiare, impostalo sempre ogni volta che il PC diventa inattivo pur restando acceso.

A quanto ammontano i consumi tenendo il PC acceso?

Ci sono varie formule per calcolare il consumo del PC acceso. Sono parecchio complicate da eseguire per chi non si intende di calcoli e numeri per cui, a conti fatti, abbiamo provveduto noi eseguendo varie stime.

Di norma un computer fisso utilizzato per lavorare incide dai cinquanta ai cento euro annui sulla bolletta ma il costo potrebbe aumentare a causa degli aumenti che viviamo di questi tempi. Diciamo che si può arrivare ad un massimo di 150 euro annui per postazioni fisse e a 30-90 euro per i PC portatili che utilizziamo solo quando sono stati caricati a corrente.

Il deumidificatore è l’elettrodomestico con il quale catturiamo l’eccesso di umidità ambientale in casa. Questo dispositivo, incorporato spesso ai condizionatori, permette di rendere l’aria più secca e di evitare le spiacevoli conseguenze derivanti dall’umidità come la muffa, ad esempio. Al giorno d’oggi i dispositivi più recenti permettono di beneficiare di sistemi ad alta efficienza energetica ma con i costi attuali delle bollette della corrente, sono in molti a chiedersi se tale elettrodomestico sia effettivamente conveniente. Per rispondere dobbiamo considerare una serie di fattori che ti aiuteranno a fare le tue valutazioni in casa e, quindi, ad utilizzare o meno il condizionatore con funzione di deumidificatore.

Come funziona il deumidificatore?

La funzione di questo dispositivo è molto semplice. Prevede l’utilizzo di una ventola che aspira l’aria ambientale e che la convoglia all’intero di tubi di raffreddamento con fluidi refrigeranti o pressione di vapore. In altre parole l’aria viene privata dell’umidità attraverso il contatto con delle superfici che separano l’acqua e la espellono attraverso dei tubi di scarico.

Quanto consuma realmente?

Veniamo ora al dunque: quanto consuma il deumidificatore? Conviene davvero utilizzarlo? Non c’è una risposta univoca, ovvero “SI” o “NO”. La vera risposta è che il consumo dipende dal modello utilizzato, dalla durata dell’utilizzo e, soprattutto, da quanto sia efficiente il sistema di prelievo dell’aria. Sicuramente il deumidificatore aiuta a ridurre i costi di riscaldamento in bolletta perché previene la dispersione energetica.

Tuttavia è vero anche che, al pari di un taglio di circa il 10% del gas utilizzato per riscaldare la casa bisogna comunque far fronte ai costi di utilizzo dell’energia elettrica. Come capire se vale la pena o meno?

Il nostro suggerimento è quello di acquistare dispositivi ad elevata efficienza energetica che sono i modelli più recenti sul mercato. Al tempo stesso invitiamo vivamente a riflettere sull’impiego di questo elettrodomestico che, come spiegato, serve a correggere il tasso di umidità ambientale e a migliorare il confort abitativo.

Non esiste una sola risposta da considerare

Se da un lato il deumidificatore rientra tra le categorie di elettrodomestici energivori, dall’altro è un dispositivo che protegge la nostra casa e, quindi, previene spiacevoli conseguenze come la diffusione di muffe e batteri. L’umidità, infatti, è un pericolo sia per le vie respiratorie che per gli arredi, soprattutto nelle case sprovviste di buon ricambio di aria o che utilizzano gli spazi interni per asciugare il bucato. Il discorso riguarda anche chi vive in zone climatiche particolarmente umide e in abitazioni vecchie, dove l’isolamento termico strutturale risulti carente.

Altri spunti di riflessione

Per far si che un deumidificatore lavori con efficienza, quindi, è necessario considerare anche la qualità dell’efficienza energetica di un’abitazione e, nel tempo, valutare in investimenti di miglioramento strutturale. Il deumidificatore, infatti, non si sostituisce ai danni da infiltrazione delle abitazioni ma, semplicemente, rimuove l’umidità ambientale per tutto il tempo in cui rimane acceso e consuma corrente.

Grazie agli incentivi statali, oggi, è possibile mettere a budget lavori di miglioramento dell’efficienza energetica a partire da infissi e serramenti. Forse varrebbe la pena valutarli all’interno di un programma di miglioramento generale dove il condizionatore ed il deumidificatore, certamente, si riveleranno un alleato e non un costo ingente di cui farsi carico in bolletta.

Il contatore del gas elettronico serve a misurare quanti metri cubi di gas utilizzi in casa. È uno strumento installato in tutte le abitazioni che rileva, con molta precisione, i livelli di consumo di ogni fornitura. Pochi anni fa era presente solo quello analogico ma, dal 2013, la maggior parte dei contatori sono stati tutti sostituiti con quelli elettronici.

Tutto quello che devi sapere sul contatore gas elettronico

Il contatore del gas elettronico riporta tutta una serie di informazioni per offrire agli utenti una lettura precisa di numerosi dati. Di norma troverai installato il modello a membrana, che funziona tramite un sistema a camera di misura. In pratica il gas passe nella camera che quando si svuota, conteggia quanta energia è stata usata e, quindi, trasmette il dato al contatore.

Di norma si trova fuori l’abitazione o nei suoi immediati pressi, come il vano scale del condominio o l’esterno di un immobile singolo. È spesso protetto da una porta in acciaio alla quale accedi con una chiave personale o condominiale.

Se non riesci a trovare il tuo contatore perché sei in una nuova abitazione chiedi al precedente proprietario o ai vicini di casa che, sicuramente, sapranno indicarti dove è stato posizionato.

Perché è importante imparare a leggerlo?

È importante saperlo leggere per varie ragioni. In primo luogo per capire se tutto funziona regolarmente e il gas scorre senza problemi. Inoltre serve a fare l’autolettura, di cui parleremo tra qualche riga e, soprattutto, per risparmiare e prendere coscienza del consumo di gas.

Ogni contatore ha un numero di riconoscimento che lo collega direttamente al suo intestatario. Quando cambi utenza o fai una voltura, quindi, non devi cambiare contatore ma solo il codice associato. Questo significa che il contatore resta lo stesso mentre il codice di utenza cambia ogni volta che viene cambiato fornitore o intestatario.

Per una fatturazione più precisa converrebbe sempre fare la lettura autonoma. In questo modo hai sempre i dati aggiornati e, soprattutto, ti rendi conto di quanto consumi mese per mese. Di questi tempi, indubbiamente, il gas ha raggiunto un costo molto elevato. Proprio per questo prendere consapevolezza dei consumi è anche un modo per risparmiare sulla bolletta.

Quali dati sono riportati sul contatore gas elettronico?

Ogni contatore gas elettronico indica sempre:

  • la matricola per l’identificatore dell’apparecchio e del produttore,
  • il codice PDR assegnato dal distributore di energia,
  • lo stato della valvola,
  • la data della chiusura precedente,
  • la portata massima.

Se hai ancora un vecchio contatore e vuoi sostituirlo con quello elettronico puoi fare fede alla delibera 631/2013/R/gas. Questa quale dispone la sostituzione dei modelli analogici con quelli smart. Si tratta di un’operazione obbligatoria e gratuita per la quale c’è bisogno di 10 giorni di preavviso dal momento che, durante i lavori, la conduzione del gas sarà interrotta.

L’intestatario del contatore non può rifiutarne l’installazione. Questa è sempre prevista, indipendentemente dal fornitore di gas. Durante la procedura, della durata di due ore, non potrai usare il gas in casa e, al termine dei lavori, tutto tornerò a funzionare correttamente. Inoltre riceverai il verbale di esecuzione dei lavori e l’ultima lettura rilevata prima del cambio del contatore.